Estratto dal testo per la mostra collettiva “ENGRAVING - segno inciso, segno stampato” a cura della dott.essa Francesca Solero, galleria 41artecontemporanea, Torino, 21.06 – 15.07.2007
“Oggi l’occidente tende alla sublime sintesi delle linee raggiunta dalla calligrafia orientale come momento di unione tra espressività ed eleganza, tra immagine e parola. Non segno veicolo codificato di un oggetto ma un segno portatore della sostanza stessa dell’oggetto.
Usui è ex-calligrafa professionista, oggi artista che utilizza segno e linea in un libero terreno di espressione individuale. Le sue opere si rivolgono all’uomo rivelando paesaggi dell’anima con toni leggeri e determinanti del bianco e nero. La linea si muove a raccontare sensibilmente lo spazio interno e intorno ad essa. Il dialogo tra i segni si densifica o si sottrae articolando vicende che riempiono d’aria la carta.
Nella geografia dello sfondo la linea disegnata dall’artista è riportata a stampa come un monotipo, senza morsure in acido o rimozioni di materia, ma trasferita direttamente a contatto sul foglio preparato. Questa tecnica abolisce la ripetizione seriale tipica delle stampe calcografiche e conferma l’entrata del segno nel terreno espressivo dell’arte e non della scrittura e dei suoi caratteri stampati.“
“La prima vera e propria dottrina del segno fu formulata, nella filosofia d’età ellenistica, dagli stoici; essi concepivano il segno come riferimento visivo di ciò che sta al di là della nostra vista considerandolo prodotto intellettuale dell’uomo in grado di differenziarlo dal regno animale. Anche la filosofia contemporanea considera il segno nella relazione. Il soggetto, l’oggetto e l’interprete sono i tre parametri fondamentali alla relazione triadica del segno sostenuta da Peirce nei primi del ‘900 che ne sottolinea l’aspetto comportamentale, presupposto dell’attuale semiotica.
Nella scena artistica occidentale, a partire dalla nascita dell’astrattismo fino ad arrivare alle forme performative degli anni ’70, il segno si libera dalla precedente funzione di referente simbolico e codificato di un oggetto, o un concetto, fuori scena per esistere nella propria autonomia. Gesto, intenzione, riflessione si pongono come realtà sostanziali interne al segno affiancando il suo valore descrittivo, rappresentativo, evocativo.
Se nella produzione artistica contemporanea è perciò possibile sovrapporre ed unificare il soggetto-segno e l’oggetto-segno rimane tuttavia interessante il rapporto tra segno ed interprete. Spostando l’analisi dal piano filosofico a quello artistico spostiamo l’attenzione dal processo cognitivo di appropriazione dell’immagine (da parte dell’individuo che vede e reagisce al segno espresso), al processo espressivo ed intenzionale (più o meno cosciente) di creazione di un segno. L’interprete in questo caso coincide con l’autore del segno.
Spesso all’autore capita di trovarsi nel ruolo dell’interprete del proprio segno nel momento stesso del suo compimento. Ciò succede con maggior evidenza, ad esempio, nella fase di stampa di un procedimento calcografico. L’esatto momento in cui si solleva il foglio separandolo dalla matrice che vi ha impresso il disegno è il momento della scoperta, della presa di coscienza di un’attuazione.
In realtà il momento di appropriazione della forma conclusa come istante rivelatore non riguarda solo il terreno della calcografia. Sia in scultura che in pittura i momenti specifici dell’azione sono a volte distinti dalla consapevolezza dell’impianto generale. L’artista compositore dell’intera sinfonia spesso si inabissa in una voce o si incaglia nel suono di uno strumento per poi ritornare in superficie e scoprire se l’orchestra che aveva formato era davvero sintonica. Nei processi di stampa però il mezzo si fa esistenza tangibile e concreta dell’imprevisto o dell’ingestibile che concorre alla creazione. L’operazione indiretta, cioè il processo per cui il segno creato, il gesto compiuto, non dichiara la propria energia immediata ma si trasmette dalla materia alla carta attraverso una macchina, immette il segno nel dominio di codici universali ricordando i caratteri a stampa dell’editoria e sottolineandone la riproducibilità.
L’incisione, sommerso ed immenso terreno di sperimentazione, tecnica antica dalle molteplici potenzialità, permette ad ogni mente di individuare la propria espressione e ad ogni mano di trovare la propria sensibilità in sintonia con la materia.
Gli artisti presentati in mostra utilizzano alcune tra le infinite tecniche calcografiche per private e singolari necessità o piaceri, riportandole dall’universale all’individuale. Dal momento creativo aperto all’imprevisto all’intento espositivo vero e proprio la scelta del procedimento tecnico utilizzato è strettamente legata all’identità del loro lavoro. “
Artisti presentati alla colletiva: Francesco Bocchini, Jessica Carroll, Marco Di Giovanni, Francesca Gagliardi, Jaroslaw Kachmar, Plinio Martelli, Gosia Turzeniecka, Hana Usui